Il
termine “ambiente”, nel suo eterogeneo utilizzo, si caratterizza per una
molteplicità di significati, tuttavia - in questa sede - vi propongo la
definizione più umana del concetto: l’ambiente reale.
Sono una studentessa del Dipartimento di Scienze
Politiche e lungo il corso dei miei studi ho deciso di avvicinarmi alla tematica
ambientale, iniziando in tal modo a frequentare il corso IFTS fortemente voluto
dall’Istituto Cannizzaro di Catania. Durante questi mesi, la mia percezione nei
confronti dell’argomento è stata particolarmente stravolta: ho scoperto che
tutti noi siamo attivamente o il più delle volte inconsciamente parte in causa
in tutto ciò riguardi l’ecosistema; ho scoperto che ciascuno di noi ha il
coltello dalla parte del manico ed è nella condizione di poterne fare uso per
danneggiare quanto di bello e unico vi è intorno a noi, ho scoperto che non
sussistono barriere mentali tra chi ne è dentro e chi si mantiene a sufficiente
distanza per non sentirsi coinvolto e ho scoperto che se ciascuno di noi non
inizia ad assumere su di sé parte del carico di responsabilità, ci ritroveremo
ben presto immersi dentro un ambiente che nulla più possiede di quanto esisteva
in origine.
L’ambiente reale di cui vi parlo vive intorno a
noi ed evolve verso direzioni in alcuni casi non previste. Il nostro ecosistema
sta – in questi ultimi decenni - vivendo enormi evoluzioni, le quali sono in
parte il risultato finale del nostro agire sia come produttori di comportamenti
insensati, sia come utilizzatori finali di risorse naturali che a detta di molti
professionisti del settore, sono disponibili in numero finito. Dunque, mi
chiedo: “quanto ancora dovremo attendere prima che ciascuno capisca vivamente
che la tutela dell’ambiente riguarda in primis ogni singolo individuo, la
nostra generazione nonché le generazioni future?”.
Non voglio portarvi fuori strada e non è questa la
sede per improvvisare un summit sull’ambiente, tuttavia senza far un grande
sforzo di memoria, vi propongo il riferimento ad alcuni siti naturali che
potrebbero rappresentare il punto di partenza verso pratiche virtuose da attuare
sul nostro territorio.
Ci troviamo in Sicilia e tutti sappiamo quanta
beltà splende nelle aree della nostra regione, e bypassando la “realtà
stupefacente” di un ampio numero di fantastici centri commerciali,
intorno all'Hinterland catanese vive una diversa realtà –magnifica- di riserve e
parchi naturali: dall'Oasi del Simeto alla Riserva Naturale Orientata de “La
Timpa” siamo immersi dentro un mare magnum di ricchezze inestimabili. Ma
l'Oasi del Simeto non è circoscrivibile a quanto ci è dato vedere
dall'autostrada Catania-Siracusa, altresì il fiume Simeto ha origine ben oltre
lo squarcio visibile, precisamente in corrispondenza del Ponte Passo Paglia da
cui ha inizio la Riserva; lungo il corso iniziale del fiume si incontra il
maestoso “Ponte Dei Saraceni” in Contrada “Salto del Pecoraio” e voi
probabilmente vi starete chiedendo cosa sia, io vi rispondo con tutta sincerità:
una tra le opere civili più belle e interessanti risalente al Medioevo
Siciliano, costruito in epoca romana come principale collegamento per attività
commerciali aventi luogo fra le due sponde del Simeto, successivamente
controllato dall’occupazione islamica e infine l’opera di recupero da parte del
popolo arabo dopo un crollo strutturale.
Non molto distante dalle aree turisticamente note
a tutti noi, ritroviamo un’altra risorsa preziosa, la Riserva Naturale de “La
Timpa”, localizzata in prossimità della città di Acireale e circoscritta
all’area denominata “Gazzena”; nata da una sovrapposizione di strati lavici di
pregresse eruzioni ed oggi, un patrimonio floristico e vegetazionale davvero
unico; all’interno del suo perimetro ritroviamo la “Vecchia Strada Ferrata”
immersa in un percorso paesaggistico incontaminato.
Nel corso delle visite proposte dai nostri tutor
prof.ssa A. Percolla e prof. S. Consoli, tanti altri siti hanno convogliato la mia
attenzione ma in questa sede potrei peccare di poca sintesi, per cui mi limito a
chiedervi: Se davvero la vocazione naturale del territorio siciliano è
prettamente turistica, perché non iniziamo ad assumere un atteggiamento
pro-active verso questi siti naturali, è davvero difficile avviare un piano di
valorizzazione concreta di quanto potrebbe divenire nuova occupazione giovanile?
Lascio ai nostri professionisti della politica
locale l’incombenza di decidere la destinazione delle risorse per finalità
culturali, tuttavia dovremmo iniziare a considerare queste aree come bene
collettivo da proteggere con strumenti di governance locale e valorizzare con un
piano di promozione concreto, correlato -naturalmente- da un buon senso civico e
rispetto per ciò che rappresenta la nostra casa.
Daniela Bruno
Corsista IFTS
ITI Cannizzaro Catania


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