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Alla scoperta del Vesuvio e dei Campi Flegrei

Dopo il progetto PON che ha portato un gruppo di studenti dell’ITI Cannizzaro a scoprire le bellezze del nostro vulcano: l’Etna, la dirigente Giuseppina Montella ha organizzato per un gruppo di 11 studenti (che avevano partecipato al PON sull’Etna) un viaggio di 4 giorni, dal 10 al 14 Novembre, per scoprire alcuni dei segreti del Vesuvio che, nel 79 d.C. ricoprì con i prodotti delle sue emissioni piroclastiche, nubi ardenti e colate di fango, Pompei, Stabia ed Ercolano. La visita è cominciata con l’escursione alla sommità del Vesuvio dove una guida vulcanologica ha spiegato agli studenti le caratteristiche del vulcano e dei materiali emessi, ricordando, in particolare, che l’ultima eruzione del vulcano risale al 1944 e fu documentata dai giornalisti americani al seguito delle truppe in Italia. La storia sul Vesuvio, le sue eruzioni e gli effetti catastrofici sulle cittadine alle sue pendici, sono state consolidate dalla visita al Museo del Parco del Vesuvio, dove alcuni filmati proiettati sul plastico del vulcano, hanno permesso di rivivere le sue eruzioni più importanti e da quella al MAV 3D (ad Ercolano) dove un filmato tridimensionale ricostruisce la storia della famosa eruzione del 79 d.C. e, nelle sale seguenti è ricostruita, sempre grazie ad immagini coinvolgenti, la vita degli abitanti dei famosi centri distrutti dall’eruzione. Nell’intervallo tra le due visite non si è trascurata l’area vulcanica dei campi Flegrei, forse quella che, fra tutte, desta maggiore preoccupazione. La visita ci ha portato a visitare l’area di Baia ed i reperti archeologici raccolti nella mostra del suo castello Aragonese su un promontorio della baia di Pozzuoli dove, sotto le acque del mare, si possono intravedere le fondamenta degli edifici sommersi a causa del fenomeno del bradisismo che, con fenomeni alterni, ha fatto sprofondare o emergere porzioni del territorio (da qui i resti delle abitazioni sommerse dalle acque e, invece, il tempio di Serapide nel centro cittadino di Pozzuoli che sulle sue colonne mostra le impronte lasciate dai molluschi marini durante il periodo in cui era sommerso dalle acque. La testimonianza più viva di questa area vulcanica ci è venuta dal passaggio vicino alla zona della solfatara, dove è stato possibile sentire il tipico odore di uova marce dovuto ai gas sulfurei emessi continuamente in quell’area. La visita che, più delle altre, ci ha fatto vedere con i nostri occhi gli effetti dell’eruzione del 79 d.C. è stata quella agli scavi di Ercolano. Quest’area archeologica riportata alla luce liberando gli edifici dalla coltre del fango che l’aveva ricoperta ci ha portato a rivedere, dal vivo, edifici, affreschi, mosaici, manufatti di quell’epoca nonché i calchi dei resti dei corpi degli abitanti che avevano cercato riparo nelle rimesse delle barche in riva al mare. La visita del gruppo di studenti, accompagnati dalla dirigente Giuseppina Montella e dai prof.ri Domenico Crudo, Cinzia Melfa e Renato Bonaccorso, non ha trascurato gli aspetti culturali grazie alle visite al museo di Capodimonte, ad una azienda artigianale per la produzione di camei e monili con il corallo della baia e infine le passeggiate nel centro storico di Napoli che hanno consentito di scoprire i luoghi caratteristici della città partenopea: i castelli sul mare: dell’Ovo ed il maschio Angioino, il lungomare di Chiaia, la galleria Garibaldi, il teatro S. Carlo la piazza del Plebiscito e la caratteristica via S. Gregorio Armeno con le statuine per i presepi. Non è mancata la degustazione di pizza e dolci tipici napoletani, ma ormai patrimonio di tutto il mondo.

 

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